Attualmente gli animali possono viaggiare all’interno dell’Unione Europea, come stabilito dal 2003 in Parlamento europeo, muniti di passaporto per animali da compagnia. Questo passaporto è una certificazione che l’animale (cane, gatto o furetto) sia munito di microchip, che sia stato sottoposto a vaccinazione antirabbica da almeno di 21 giorni dalla partenza, che si riscontra presenza di vermi e per alcuni paesi, che sia stato sottoposto ad esami del sangue specifici che escludano la positività alla rabbia. Chi viene invece da paesi senza passaporto europeo deve premurarsi di sua iniziativa di un certificato veterinario, compilando i relativi documenti. Con il rischio di sbagliarsi, dal momento che non è sottoposto a una procedura standard: chi si sbaglia o si dimentica al momento dell’arrivo nella migliore delle ipotesi deve sottoporre l’animale a un esame del sangue, ma può anche accadere che debba lasciarlo in quarantena (si può immaginare con quali disagi, in caso di viaggio o soggiorno breve). Con la Brexit non si sono ancora chiarite le procedure esatte per poter accedere ai Paesi UE senza trovarsi con dei problemi. Il bello è che era stato proprio il Regno Unito nel 2000 ad adottare quel Pet Passport che ha fatto da modello al passaporto europeo.